BIOGRAFIA
Claudio Ernè, giornalista professionista, si occupa di fotografia dal 1967, quando all’Università di Trieste documenta i primi sussulti del nascente 1968. Inizia così a collaborare con l’Unità, il Messaggero Veneto e altre testate. Nel 1972 il suo servizio sull’attentato di “Settembre nero” all’oleodotto transalpino Trieste - Ingolstadt viene pubblicato dal settimanale l’Espresso. Inizia così una collaborazione con Epoca, Panorama, l’Europeo, Famiglia cristiana sui quali pubblica numerose immagini, alcune dellequali sull’esperienza di Franco Basaglia..
Nel 1980 è stato assunto come redattore da Il Piccolo e nel 1997 ha vinto uno dei premi nazionali come cronista per un’inchiesta sulla strage di piazza Fontana e sugli attentati che l’hanno preceduta a Trieste e Gorizia. Nel suo archivio sono conservate circa 90 mila lastre, negativi, positivi su carta e files digitali. Nel 2002 ha realizzato per la Fratelli Alinari di Firenze l’album Omaggio a Trieste. Nel 2004 ha partecipato alla redazione del volume 54-04 dodici fotoreporter a Trieste..Nel 2007 con Maurizio Eliseo ha pubblicato “Trieste e le navi “. Sono seguiti libri sul fotografo Fancesco Penco, sul ghetto ebraico, sugli Anni settanta e per ultimo un volume sul pilota motociclista Gilberto Parlotti.
SINOPSI
Scafi di navi, prue, comandanti, eliche, cantieri, scali, immensi motori. Attraverso una ricca sequenza di immagini si propongono letture diverse dello stesso fenomeno: l’evoluzione dei piroscafi, la loro crescita di dimensioni, l’aumentata velocità, l’entrata in scena dei nostri cantieri che progressivamente sostituirono quelli inglesi nella costruzione delle navi del Lloyd austriaco. In parallelo l’evolversi delle tecniche con cui i fotografi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento riprendevano gli scafi.
Giuseppe Wulz, titolare di uno dei più importanti studi triestini, era costretto a puntare il suo obiettivo su navi sempre all’ancora. Ferme, immobili, perché i materiali sensibili e gli obiettivi disponibili all’epoca non consentivano di scattare immagini di soggetti in movimento: si rischiava il “mosso”. Mario Circovich e il fratello Basilio prima a Pola e poi a Trieste avevano a disposizione lastre con emulsioni molto più “veloci”.
Le emulsioni, congiunte a obiettivi luminosi, hanno consentito una totale libertà di ripresa ad altri autori significativi della prima metà del Novecento. Giuseppe Cividini ha raccontato la tumultuosa crescita del Cantiere navale di Monfalcone, mentre Francesco Penco si è concentrato prima sul San Rocco e poi sui grandi transatlantici costruiti al San Marco: il Conte Grande, la Victoria, e il Conte di Savoia. Penco con buona probabilità è anche uno degli autori del filmato in 35 millimetri della casa di produzione Pathé dedicato alle motonavi Saturnia e Vulcania. Realizzato negli Anni Venti per conto delle “Edizioni propaganda italica” è stato digitalizzato e restaurato da Paolo Venier rendendone possibile la visione in anteprima durante la serata.