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LE BANDIERE OMBRA

L' ARMAMENTO ITALIANO PRIVATO DEL DOPOGUERRA: LE PRIME SOCIETA' OFFSHORE                       

 

Alla fine del conflitto in Italia rinacquero o furono create molte nuove società di navigazione che intendevano usufruire dei sussidi messi a disposizione dagli organismi nazionali e internazionali per i vettori di emigranti destinati a paesi lontani, come le Americhe o l’Australia.

Alcune di queste società, come quelle delle famiglie Costa di Genova o Lauro di Napoli, sfruttarono esclusivamente i fondi destinati a vettori nazionali, iscrivendo le loro navi in porti italiani; altre società invece aprirono delle sussidiarie offshore, in Svizzera, Gran Bretagna o Stati Uniti, dando così origine al fenomeno (oggi universalmente diffuso) delle bandiere ombra, per superare i limiti operativi e fiscali imposti dal paese di appartenenza. Fu questo il caso dell’armatore di origini lussiniane Nicolò Rizzi o della celebre famiglia Cosulich, la quale nel dopoguerra si trasferì da Trieste (dal futuro incerto) a Genova per fondare, in cooperazione con la famiglia svedese dei Brostrom, proprietari della Svenska Amerika Linien, e la famiglia di armatori greci Evgenides, la Home Lines con sede di armamento a Genova ma legale (e dunque fiscale) a Panama.

Ci furono anche casi “misti”, come ad esempio quello della Società Italiana Trasporti Marittimi di Milano (la Sitmar Line della famiglia Vlasov, originaria di Odessa ma trasferitasi in Italia negli anni Venti del Novecento); essa registrò parte delle sue navi, in servizio da porti italiani, a Roma, per beneficiare dei sussidi statali; altre invece furono registrate a Panama attraverso le loro sussidiarie di base a New York, come la Alvion Steamship Corporation (con bandiera panamense) o la Fairline Inc. che avrebbe registrato le sue unità a Monrovia, sotto bandiera liberiana.

Un manifesto dedicato all'entrata in servizio della motonave Fairsea sulla rotta dell'Australia; la nave utilizzava la bandiera ombra di Panama e, pur armata dalla Sitmar Line di Vlasov, apparteneva ufficialmente alla sussidiaria Alvion.

Le navi che utilizzavano la “bandiera ombra” salpavano normalmente da porti non italiani, ad esempio inglesi o tedeschi, per il trasporto di emigranti internazionali.

La ricostruzione delle vicende di queste società offshore è ovviamente complicata dall’impossibilità di accedere ai loro archivi, ma la sua veridicità si basa sulle testimonianze raccolte dai protagonisti ancora viventi o dai loro eredi e anche sui documenti confidenziali raccolti dal “Lloyd’s List” e dal “Lloyd’s Confidential Index”, le pubblicazioni periodiche ufficiali dei celebri assicuratori londinesi (prosecuzione diretta del registro tenuto da Edward Lloyd presso il suo celebre coffee shop dalla fine del Settecento in poi).

 

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